AVVENIMENTI STORICI
L’ultimo conflitto Mondiale, negli anni che vanno dal 1939 al 1945 hanno rappresentato per la Provincia di Lucca un periodo molto triste della storia piu’ recente, soprattutto negli ultimi mesi del conflitto con episodi di grande sofferenza e lutto per la popolazione civile. Periodo legato al passaggio nel territorio Lucchese della Linea Fortificata conosciuta come LINEA GOTICA che porto’ oltre al passaggio del Fronte, rastrellamenti e persecuzioni da parte dei soldati tedeschi, le famigerate S.S., come il triste eccidio di Sant’Anna di Stazzema.
Di seguito riportiamo una breve descrizione storica, sui fatti salienti appena citati.
Tra il 1943 e il 1944, l’esercito Tedesco tentò un’ultima estrema difesa per rallentare l’avanzata degli Alleati verso la conquista di tutta l’Italia settentrionale. Fu così deciso di costruire un ultimo baluardo difensivo, una linea fortificata che tagliava l’Italia in due.
La LINEA GOTICA, un formidabile sistema fortificato che dal Mare Adriatico arrivava al Mar Tirreno. L’opera venne realizzata da Todh che servendosi del lavoro di migliaia di uomini completò il sistema difensivo con bunker, casermette, piazzole, camminamenti, tunnel e un vallo anticarro praticamente insuperabile, alto circa 2,50 mt.rafforzato da due casematte dell’altezza di 4 mt., poste una sulla S.S. 12 del Brennero tra Socciglia ed Anchiano e l’altra sulla via Lodovica. Anche l’alveo del fiume Serchio venne fortificato con reticoli di fino spinato, longarine in ferro, e nel terreno furono piazzate numerose mine, creando campi minati anti-uomo e anti-carro, il tutto in circa un anno di duro lavoro.
I resti di tali fortificazioni, sono oggi visibili soprattutto nella Media Valle del Serchio, sulle colline della Brancoleria dove vennero realizzati bunker e piazzole nei pressi della Croce di Brancoli (poi fatta saltare dai soldati Tedeschi perchè la ritenevano un punto di riferimento per gli aerei Alleati) e in località vicine tra cui il Col delle Frattedove fu costruito il più importante degli osservatori, in cemento armato con piazzole difese da mitragliatrici.
Piazzole costruite anche nelle località di Colloreto, alla Nunziatina, alla Sambuchella, al Maroncello e a Soppennori oltre a tutto il crinale che arrivava fino in Tubbianoe al paese di Deccio. Anche il colle sopra la sponda opposta del fiume Serchio, sopra il paese di Aquilea venne fortificato in località Castellaccio, il punto più alto, dove sul pianoro possiamo oggi osservare i ruderi dell’antica Pieve Romanica distrutta in seguito ai cannoneggiamenti degli Americani nell’estate del 1944,(si parla di migliaia di bombe cadute sulla collina). Furono scavate gallerie e bunker sulle pendici del colle, sulla scarpata delle Penne, oggi poco visibili causa le frane e la fitta vegetazione.
Ben visibili e conservati sono invece i resti della Linea Gotica nel Comune di Borgo a Mozzano, nelle frazioni di Anchiano, Socciglia e sulle colline di Domazzano. Bunker, gallerie e piazzole che a loro volta potevano essere predisposte per l’utilizzo di un mortaio, di una mitragliatrice oppure da cecchini muniti di fucile oggi in parte recuperati e visibili con guide del Comitato creatosi in ricordo di tali eventi. Esempi della linea fortificata, sono visibili anche sullo sperone roccioso che sovrasta il Piaggione e il fiume Serchio, in località Pittone, un sistema difensivo scavato nella roccia che si componeva di due grandi stanze sotterranee, collegate a tre uscite da camminamenti, opere in gran parte scavate nella roccia, in parte realizzate in cemento armato oppure utilizzando le pietre dell’antica chiesa di San Bartolomeo in rovina e di cui non resteranno che pochi ruderi. Sulle pendici rocciose erano poste ulteriori trincee e piazzole di osservazione e un’altra galleria fu realizzata sotto la croce nel punto più alto.
Camminando lungo i sentieri delle Apuane è facile imbattersi in trincee e camminamenti, anche se in parte franati, come quelle sul monte Forato, sul monte Piglione, sul monte Altissimo, in Alta Versilia sul monte Folgorito e il monte Pasquilio, in Valfreddana a Valpromaro, dove e’ visibile un bunker in cemento armato ed infine in Media Valle a Catagnana e Sommocolonia. L’imponente sistema difensivo, partiva da La Spezia e arrivava a Cattolica, con una lunghezza di 320 km, venne realizzato con l’impiego di manodopera di ben 50.000 uomini di cui molti provenivano dalla Garfagnana, esperti cavatori abituati a questo tipo di lavoro pesante, oltre a 18.000 genieri tedeschi. Il 5 settembre 1944, l’esercito Tedesco sotto il comando del Generale Kesserling, con gli Alleati a pochi chilometri nella cittàdi Lucca, ricevettero l’ordine di arretrare di circa 20 chilometri, causa lo sfondamento della Linea nelle vicinanze di Bologna che consentiva eventualmente agli Alleati di scendere nella Val di Limaaccerchiandoli. Questo arretramento salvò dalla distruzione oramai sicura il paese di Borgo a Mozzano. La popolazione civile di Lucca come risulta dai dati dell’Istituto Storico della Resistenza pagò con molte vite umane la liberazione.
Caddero oltre a 3000 soldati, 612 partigiani i a cui si aggiunsero circa 2000 civili uccisi per rappresaglia o morti sotto i bombardamenti. La città di Lucca subì un primo e unico bombardamento aereo da parte degli Alleati nel mese di Gennaio del 1944. Altri bombardamenti si ebbero a Ponte a Moriano, nel mese di maggio dello stesso anno, per il pasaggio della linea ferroviaria Lucca – Aulla che attraversava l’intera Garfagnana. Oltre a questi rari bombardamenti da segnalare l’utilizzo da parte degli alleati di caccia bombardieri, aerei più piccoli e maneggevoli con solo due bombe ma con mitragliatrici con cui potevano controllare e attacare più velocemente le colonne Tedesche che trasportavano armi o soldati lungo il fronte. Il giorno 5 settembre 1944 i soldati americani entrarono a Lucca e da qui iniziarono a bombardare con i cannoni le colline della Brancoleria. Tra i vari paesi, fu quello di San Giusto, a soffrire in particolar modo, per le numerose bombe cadute tra il 14 e il 20 settembre, con numerosi morti tra la popolazione civile che cercava scampo in rifugi esterni o nelle cantine dei palazzi più grandi. Cannoneggiamenti che durarono fino al 24 settembre, giorno in cui i Tedeschi si ritirarono definitivamente dalla zona.
EX CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI COLLE DI COMPITO
Una possibile tappa da segnalare negli immediati dintorni di Lucca, nel Comune di Capannori, e’ l’ex campo di concentramento P.G. N. 60, aperto nel settembre del 1943nella frazione di Colle di Compito. La storia del campo di concentramento inizia nella località detta “Il Pollino” nella proprieta’ dei Ravano (ex Gherardesca), come campo di prigionia per gli inglesi: siamo agli inizi degli anni ’40. Il luogo e’ sul finire del padule, sotto lo sguardo dell’ arroccato borgo di Castelvecchio e a due passi dalla ferrovia e dalla locale stazione di Colle, e’ la linea Lucca-Pontedera, che mette in collegamento le zone della Lucchesia con la Piaggio, tratto poi soppresso nel 1958. Dopo il settembre del 1943 il campo viene destinato a prigionieri civili, politici e non, ebrei e sudditi di paesi nemici, tutti insieme in uno spazio ristretto, quello delle baracche, in totale promiscuita’. Ad aggravare la situazione c’era il clima e la localizzazione dei campi: la vicinanza al padule, con il caldo, l’umidità ed i nugoli di zanzare d’estate.
SANT’ANNA DI STAZZEMA 12 AGOSTO 1944
L’estate del 1944 viene ricordata per i tragici avvenimenti in altre località della provincia, pochi giorni prima che avvenisse la Liberazione. A Farneta,un gruppo di soldati Tedeschi, le famigerate SS, deportano la popolazione del piccolo borgo e dodici di essi furono uccisi, ma un vero eccidio venne compiuto in Versilia e precisamente il mattino del 12 agosto 1944 nel piccolo borgo montano di Sant’Anna di Stazzema sulle pendici delle montagne nel comune di Stazzema, popolato in quei giorni quasi totalmente da donne, bambini e anziani. Gli uomini per lo più si nascondevano sui monti o si erano uniti in gruppi di partigiani compiendo azioni di disturbo contro l’Esercito Tedesco. Fu proprio l’uccisione di alcuni soldati tedeschi nel borgo di Farnocchia, in alta Versilia a scatenare la feroce vendetta tedesca. Quella tragica mattina, infatti quattro reparti delle SS comandati da Anton Galler, un Austriaco di 29 anni. Circondarono il paese e irrompendo tra le vie cominciarono a bussare alle porte facendo uscire in strada tutti gli abitanti. Alcuni vennero direttamente uccisi nelle proprie abitazioni sparandogli addosso. Gli altri radunati nella piazza del paese davanti alla chiesa fecero la stessa fine, falciati dai colpi di mitragliatrice. Sui corpi accatastati vennero gettate le panche in legno della chiesa, materassi presi nelle abitazioni e paglia. Poi con i lanciafiamme gli diedero fuoco. Solo alcuni bimbi che riuscirono a nascondersi scamparono all’orrebndo massacro in cui perirono oltre 400 persone di cui ben 110 bambini. Fu la morte in gran numero di quest’ultimi che segnò un livello di atrocità mai raggiunto durante l’occupazione.
Tra i soldati alcuni ebbero pietà e riuscirono a salvare alcune vite umane, alcuni che forse si erano rifiutati di eseguire ordini furono trovati uccisi in paese. Non tutti erano tedeschi e austriaci, tra essi c’erano anche numerosi Fascisti Italiani della zona collaborazionisti che conoscevano bene il paese e le località vicine di Vaccareccia e Le Case, dove si continuò il massacro di altri inermi cittadini e alla distruzione delle abitazioni che venivano incendiate. Si parla in totale di 500 / 600 vittime, anche se non c’è un numero preciso. I sopravvissuti terrorizzati dal fatto che i tedeschi potessero ritornare vissero oltre un mese nascosti in grotte, sulla montagna uscendo solo di notte in cerca di un pò di cibo.
Solo con l’arrivo dei soldati Americani fecero ritorno al paese. Oggi si può rendere onore ai caduti recando visita al Monumento Ossario costruito sulla cima del Col di Nava che sovrasta il borgo, punto visibile anche dalle zone circostanti e diventato un simbolo di pace per tutto il mondo.