LUCCHESI ILLUSTRI

Numerosi sono i personaggi Lucchesi divenuti noti e famosi non solo in Italia ma in tutto il mondo. Personaggi la cui attivita’ di poeta, scrittore, compositore, musicista, artista, politico, fisico, condottiero, chimico, architetto o inventore ha portato notorieta’ e onori all’intera provincia di Lucca. Di seguito riportiamo la biografia dei maggiori ai quali oggi sono dedicate piazze, vie e monumenti in loro onore.

  1. Barsanti Eugenio e Matteucci Felice (inventori)
  2. Batoni Pompeo (Pittore)
  3. Boccherini Luigi (musicista e compositore)
  4. Domenico Bertini (magistrato – mecenate)
  5. Domenico Vannucci (musicista)
  6. Cecchi Domenico (cartografo)
  7. Carducci Giosue’(poeta)
  8. Carrara Francesco (giurista)
  9. Ciarpi Baccio (pittore)
  10. Civitali Matteo (scultore)
  11. Castracani Castruccio (condottiero)
  12. Catalani Alfredo (compositore)
  13. Fabrizi Nicola (politico)
  14. Franchi Stefano (chimico)
  15. Galgani Gemma (santa)
  16. Guinigi Paolo (nobile)
  17. Lunardi Vincenzo (volo in mongolfiera)
  18. Mordini Paolo(politico)
  19. Nobili Leopoldo (inventore)
  20. Nottolini Lorenzo (architetto)
  21. Pascoli Giovanni (poeta)
  22. Pea Enrico (scrittore, attore)
  23. Piaggia Carlo (esploratore)
  24. Puccini Giacomo (compositore, musicista)
  25. Santa Zita (santa)
  26. Tobino Paolo (poeta e scrittore)
  27. Vallisneri Antonio (ricercatore)
  28. Vecchiacchi Vincenzo (fisico)

BARSANTI  EUGENIO
(Pietrasanta, 1821 – Liegi, 1864).
Padre scolopio, professore di fisica a Firenze nel 1849. Qui elaborò con la collaborazione del fisico e ingegnere,
FELICE  MATTEUCCI
 (Lucca, 1808 – 1887)
il motore a combustione interna, motore a scoppio il cui prototipo fu sottoposto a brevetto nel 1854. Gli anni successivi videro la comparsa di modelli perfezionati di potenza, acquisiti da varie industrie automobilistiche italiane ed estere.

BATONI  POMPEO
(Lucca 1708 – Roma 1787)
Pittore. Figlio di un orafo, tale Paolino Batoni nasce a Lucca nel 1708. Lavorando nella bottega del padre, giovanissimo si fa apprezzare per la sua abilità nel decorare e cesellare i metalli preziosi.
A 19 anni si trasferisce a Roma dove inizia a studiare pittura e diventando abilissimo nel riprodurre sculture classiche, abilità che gli porterà fama e denaro. Si sposa nel 1729 con Caterina Setti. Nell’anno 1732 riceve il suo primo importante incarico da parte del Conte Forte Gabrielli Valletta di Gubbio, per cui realizza l’affresco della Cappella di Famiglia, Vergine con Bambino e quattro Santi Camaldolesi.
Nel 1740 dopo aver realizzato importanti opere la sua fama è notevolmente affermata tra i nobili di Lucca e Firenze. Da ricordare l’Estasi di Santa Caterina da Siena, opera del 1742 oggi conservata nel Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca. La sua creatività raggiunge il maggior sviluppo con la realizzazione della Pala di altare , la caduta di Simon Mago, dipinto esposto a San Pietro a Roma nel 1755. Dopo la morte della prima moglie nel 1742 che gli lasciò 5 figli, si risposa nel 1747 con Lacia Fattori da cui ne avrà altri 7. Negli anni successivi e specialmente tra il 1760 e il 1770 afferma la sua arte in tutta Europa, soprattutto in Inghilterra oltre a riprodurre sulle sue tele Pontefici come Papa Clemente XIII e PioVI.
Da ricordare nel 1776 il dipinto commissionato da un Lord Inglese, l’Apparizione dell’angelo di Agar e il Matrimonio di Santa Caterina da Siena e i Santi Girolamo e Lucia nel 1779. Muore a Roma nel 1787.

BERTINI  DOMENICO
(Gallicano, 1417 Lucca, 1506)
Discendente da una facoltosa famiglia, Domenico Bertini nacque a Gallicano nel 1417, ma visse in gran parte a Lucca, dove ottenne nel 1448 il titolo di cittadino originario della citta’. Ricopri’ importanti incarichi nella Repubblica e a partire dal 1450 prestò la sua opera a Roma presso la Curia Romana sotto il Pontefice Niccolo’ V che gli affido’ tra l’altro l’incarico di scrittore apostolico. Tale incarico gli fu rinnovato anche dai Pontefici seguenti, Callisto II, Pio II e Paolo II, fino all’anno 1471. Con Francesco Della Rovere, divenuto Papa con il nome di Sisto IV, divenne Segretario Apostolico, importante incarico confermato anche da Innocenzo VIII. Questa attivita’ gli permise di conoscere i migliori artisti del tempo, come il Ghirlandaio, il Botticelli e il Perugino, trasferitisi a Roma per eseguire importanti affreschi su richiesta del Papa. Da segnalare per le sue notevoli qualita’ diplomatiche i numerosi incarichi avuti e a cui si presto’ con successo per la Curia Romana e per la Repubblica di Lucca, svolgendo la parte di mediatore con i Medici di Firenze, i Visconti di Milano e gli Estensi di Ferrara. Da segnalare il titolo di Conte Palatino, ricevuto, nel 1461 dallӉmperatore Federico III e quello di Conte del Sacro Palazzo Lateranense, datogli dal Pontefice Sisto IV nel 1476. Nella citta’ di Lucca, il Bertini viene ricordato per il suo grande impegno come mecenate, alla definitiva sistemazione del Duomo di Lucca a cui si dedico’ per oltre trenta anni a partire dal 1470 e in cui e’ conservata la sua tomba che egli stesso fece realizzare dal Civitali.

BOCCHERINI  LUIGI
(Lucca, 1743 – Madrid, 1805).
Violoncellista e compositore. Terzo di 5 figli, ricevette l’educazione musicale dal padre Leopoldo, stimato contrabassista, e dal violoncellista lucchese DOMENICO VANNUCCI (1718 – 1785).
Terminati gli studi a Roma presso la scuola fondata da A. Corelli (1757), ottenne il posto di primo violoncellista nel 1761 presso la Cappella di Lucca. Nel 1768 si spostò a Madrid al servizio della corte spagnola, presso cui risiedette con alterne fortune fino alla morte (1805). Sepolto nella chiesa di San Giusto a Madrid, il suo corpo fu traslato nel 1927 per essere tumulato nella chiesa di San Francesco a Lucca. Compositore fecondissimo, scrisse sinfonie, concerti per violoncello, quartetti e quintetti per archi.

CECCHI  DOMENICO
(Castiglione di Garfagnana 1678 – Pieve Fosciana 1745)
Cartografo. Personaggio storico nato a Castiglione di Garfagnana nel 1678 e qui battezzato nella chiesa di San Michele. Allievo del cartografo e cerusico Giovanni Battista Pieri, anch’esso di Castiglione, ne apprese l’arte di disegnare le carte o mappe del territorio di Castiglione, realizzandone una nel 1702. Dalla moglie Maria del Capitano Piero Givannoli ebbe 5 figli. Entro’ a far parte del parlamento di Castiglione nel 1714 anche se ebbe continue discordie e contrasti verbali che si protessero negli anni. Gli venne infine negato il permesso di parlare in pubblico ed in seguito ad un suo tentativo di difesa fu imprigionato. Nel 1728 con gravi accuse a suo capo, subisce un processo e viene condannato. Per questo si allontano’ rifugiandosi in territorio Estense a Castelnuovo Garfagnana, poi a Barga alleata a Firenze e infine in Lombardia. Presto’ negli anni successivi la sua opera al servizio della Famiglia Estense, nemica della Repubblica di Lucca, che per questo suo tradimento nego’ negli anni successivi il consenso alla sua richiesta la grazia. Da segnalare alcuni suoi scritti come il Terrilogio de’ Beni Stabili della chiesa Parochiale de SS magno e Felicita di Pontecosi del 1742 e il Terrilogio de’ Beni Stabili della Chiesa Parochiale di S. Pantaleone del Comune della Sambuca e Villetta in Garfagnana del 1743.

CARDUCCI  GIOSUE’
(Valdicastello Carducci, 1835 – Bologna, 1907).
Poeta e critico, fu il primo italiano a ricevere il premio Nobel per la letteratura (1906). Nacque a Valdicastello, una frazione di Pietrasanta, dove il padre, medico, si occupava dell’assistenza ai minatori impiegati nelle cave locali per conto della società francese Boissat. Posteriormente al fallimento della ditta, la famiglia si spostò a Ponte Stazzemese nel 1836 quindi a Bolgheri e Castagneto nel 1848 dove il poeta fu avviato ai primi studi classici. L’anno successivo la famiglia visse un nuovo trasferimento a Firenze; qui Giosuè proseguì gli studi presso gli Scolopi acquisendo un’ottima preparazione in campo letterario che gli valse nel 1853 un posto presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Conseguì la laurea presso la facoltà di Lettere due anni dopo con una tesi sulla poesia cavalleresca. Spostatosi nel piccolo centro di San Miniato a Monte (1856), insegnò retorica nel ginnasio di San Miniato; qui creò la società letteraria nota con il nome di Amici pedanti, di respiro fortemente classicista e anti – romantico. Caduto in sospetto alla polizia per le idee filo – repubblicane, subì la sospensione dall’insegnamento per tre anni, nel corso dei quali curò l’edizione dei piccoli volumi della “Bibliotechina Diamante”.
Il 1857 fu segnato da due gravi lutti per il poeta: la morte del padre e del fratello Dante, entrambi sepolti nel piccolo borgo pisano. Il matrimonio con la cugina Elvira Menicucci (1859) lo aiutò a sostenere il peso del dolore. Nel 1860 il ministro della Pubblica Istruzione gli affidò la cattedra di eloquenza italiana presso l’Università di Bologna, dove rimarrà in carica fino al 1904. Mentre la poesia acquistava toni improntati al laicismo e le sue idee si orientavano in senso repubblicano, Carducci fondò nel 1866 la loggia massonica nota come “Felsinea”, il che gli costò la sospensione dall’insegnamento per due anni e la revoca dello stipendio. Nel 1870 morirono il figlio Dante e la moglie. L’incontro e lo scambio epistolare con la colta Carolina Cristofori Piva (1871) concessero nuova linfa alla sua produzione poetica.
L’ode Alla Regina d’Italia del 1878 (in onore della regina Margherita), composta in occasione della visita della famiglia reale a Bologna, suscitò forti polemiche da parte dei repubblicani. Il 1890 si aprì con la nomina del poeta alla carica di Senatore: negli anni del mandato appoggiò con fermezza la politica conservatrice di Crispi. Allo stesso anno si data l’amicizia sentimentale con la scrittrice Annie Vivanti. Deposto l’insegnamento per motivi di salute (1904), ricevette dall’Accademia di Svezia il premio Nobel per la letteratura nel 1906. Morì a Bologna nel 1907. E’ sepolto presso la Certosa di Bologna.

CARRARA  FRANCESCO
(Lucca, 1805 – 1888).
Giurista, fondatore della Scuola classica del diritto penale. Cultore del diritto penale, si dedicò con impegno ad una completa sistemazione scientifica della disciplina nel Programma del corso di diritto criminale. Patriota e liberale fin dall’età giovanile, fu eletto deputato al Parlamento per tre legislature (mantenute fino al 1870) e nominato senatore nel 1876.

CIARPI  BACCIO
(Barga, 1574 – Roma, 1654).
Questo noto artista del XVI – XVII sec., visse e svolse la sua attivita’, principalmente a Roma, dove mori’ nel 1654. Nato a Barga nel 1574 da famiglia benestante, compi’ gli studi a Firenze dove si trasferi’ da giovane apprendendo l’arte di dipingere come allievo dell’artista Santi di Tito. Nel 1610, si trasferisce a Roma, divenendo maestro di Pietro da Cortona, famoso pittore del tempo che porterà fama e notorieta’ anche al proprio maestro.

CASTRACANI  CASTRUCCIO
(Lucca, 1281 – 1328).
Erede degli Antelminelli, una potente famiglia Ghibellina del partito dei Bianchi, viene ricordato come importante uomo d’armi e Signore di Lucca, città che in precedenza lo aveva nel 1300 per volere di Bonturo Dati, capo della fazione opposta dei Neri. Si trasferì e visse per diverso tempo in Inghilterra, rientrando in Italia nel 1304. Nel 1314, in seguito alla discesa in Italia di Arrigo VII, poté ritornare a Lucca unendosi alle forze Ghibelline comandate da Uguccione della Faggiuola (signore di Pisa e Arezzo) e con l’aiuto del quale riuscì a sconfiggere e cacciare i Guelfi dalla città. Per paura che il potere di Castruccio aumentasse ancora, venne fatto imprigionare dallo stesso Uguccione che lo riteneva un antagonista al potere dei Ghibellini. Liberato dal carcere dai concittadini, Castruccio riuscì a cacciare l’avversario sostituendosi a lui come capo dei ghibellini toscani; capitano e difensore di Lucca, fu proclamato Signore a vita.
Nel 1320, l’imperatore Federico III d’Austria lo nominò suo vicario generale in Lucca, Val di Nievole e Lunigiana. Si distinse nella battaglia di Altopascio (battaglia avvenuta secondo alcuni storici in realtà nella vicina Porcari) nel 1325, dove sconfisse il potente e numeroso esrcito Ghibellino di Firenze comandato dal condottiero spagnolo Cordoba che venne fatto prigioniero assieme ad oltre 10.000 uomini.
Per questa sua grande vittoria tattica, fu nominato da Ludovico il Bavaro a cui era legato da grande amicizia e suo alleato, Duca di Lucca. Nel 1328 il potente signore accompagnò a Roma l’imperatore Ludovico; della sua assenza approfittò Firenze per occupare Pistoia, il che lo costrinse a tornare in Toscana, dove poté riconquistare la città perduta. Morì poco dopo a Lucca in seguito alle eccessive fatiche della guerra. Niccolò Machiavelli, pubblicò nel 1520 una sua biografia: “La vita di Castruccio Castracani da Lucca”.
Tra le maggiori opere lasciate da Castruccio Castracani nel patrimonio monumentale:

  • la Fortezza Augusta a Lucca realizzata nel 1322 ma in gran parte demolita nel 1370.
  • Il Ponte delle Catene a Fornoli ristrutturato da Lorenzo Nottolini nel 1840.
  • La Rocca di Castelnuovo Garfagnana sulla preesistente struttura dell’XI sec.
  • Le Mura fortificate e la Rocca Arrighina o Rocchetta di Pietrasanta.
  • Il Ponte Nuovo di Castelnuovo Garfagnana.
  • La Fortezza di Sarzanello a Sarzana.

CATALANI  ALFREDO
(Lucca, 1854 – Milano, 1893).
Compositore e musicista, nacque a Lucca da una famiglia di musicisti. Avviato alla carriera forense, abbandonò presto gli studi per dedicarsi interamente alla musica cui si applicò in primo tempo a Lucca sotto la direzione di Carlo Angeloni e Fortunato Magi. Proprio nella citta’ natale vinse un importante premio di contrapposizione e composizione. Accettato nel 1872 al Conservatorio di Parigi, si stabilì nella capitale fino al 1873, allorché si spostò a Milano per continuare gli studi presso il Conservatorio sotto la guida di Antonio Bazzini.
A questo periodo risale l’incontro con Giovannina Lucca, futura editrice di molte sue opere. Terminati gli studi (1875), continuò a vivere a Milano in condizioni economiche disagiate, fino all’incarico di docente di alta composizione al Conservatorio, assunto alla morte di Ponchielli (1886). Morì di tisi a Milano nel 1893.
Delle opere di Catalani si ricordano:
“Elda” (1880)
“Dejanice” (1883)
“Edmea” (1886)
“Loreley” (1890)
“La Vally” andò in scena nel 1892 alla Scala poi a Lucca sotto la direzione di Arturo Toscanini (legato da fraterna amicizia al giovane e sfortunato compositore) e proprio quest’opera decretò il successo all’autore toscano. Fu musicista fine e delicato, capace di condurre il melodramma italiano verso il vagheggiamento di miti romantici e nordici.

CIVITALI  MATTEO 
(Lucca, 1436 – 1501).
Fu l’artista più rilevante del Quattrocento lucchese e viene considerato il maggior scultore in marmo dell’epoca, attivo in Toscana al di fuori di Firenze. La prima opera documentata dello scultore è la magnifica tomba dell’umanista Pietro da Noceto (morto nel 1467) nella cattedrale di Lucca, realizzata nel 1472. Posteriormente al 1470, fu impiegato dal Segretario Apostolico Domenico Bertini in una serie di lavori per il duomo, edificio che raccoglie parte ingente delle opere dell’artista e costituisce un esempio dei più completi di arredo ecclesiastico quattrocentesco. Nel 1473 gli fu commissionato l’altare del Sacramento (smantellato nel 1567), fra il 1475 e il 1478 la nuova pavimentazione dell’interno (a quadri e rettangoli intarsiati) mentre il monumento funebre per il Bertini e la moglie si data al 1479.
L’opera di maggior respiro rimane comunque la cappella del Volto Santo, a struttura ottagonale, realizzata nel 1482 e collocata nella navata sinistra del duomo lucchese. L’anno successivo ricevette l’incarico di eseguire un tabernacolo per la chiesa di S. Maria in Palazzo, oggi scomparso come quello eseguito l’anno seguente per la chiesa di S. Frediano di Sassi in Garfagnana. Nel 1489 Andrea Orsucci gli commissionò l’altare del Sacramento per la Basilica di San Frediano (oggi utilizzato come battistero); l’anno successivo si cimentò nel progetto di un ponte sul Serchio in località Moriano. Il ciclo di opere per la cattedrale trovò conclusione nel pulpito marmoreo, completato con l’arricchimento delle acquasantiere, entro il 1494. Morì nel 1501 a Lucca, dove riposa tuttora nella chiesa di San Cristoforo.

FABRIZI  NICOLA
(Molazzana, 1804 – 1885)
Personaggio storico famoso come eroe risorgimentale, nacque quasi sicuramente nella frazione di Sassi nel comune di Molazzana, poi cresciuto a Modena dove i propri genitori si trasferirono. Seguace di Giuseppe Mazzini, fu esiliato in Spagna e a Malta dove fondo nel 1837 la Legione Italica. Arrivato in Sicilia in seguito allo sbarco dei Mille, prese parte a diverse battaglie a fianco di Giuseppe Garibaldi che lo nominò Ministro della Guerra. Fu nominato poi Generale e fece parte come Deputato del Regno d’Italia, per diverse Legislature.

FRANCHI  STEFANO
Chimico, nativo di Villa Basilica, viene ricordato per una sua importante scoperta: la realizzazione della cartapaglia. Nel XIX sec., e precisamente nel 1834, il Franchi apporto’ un’importante modifica nella preparazione dell’impasto per la preparazione della carta, sostituendo gli stracci normalmente impiegati, con paglia tritata, paglia di grano o di segale. La nuova carta ottenuta si dimostro’ di ottima qualita’ e la sua produzione si diffuse nelle varie cartiere locali. Il procedimento da lui creato consisteva nel mettere a strati in una buca paglia triturata e calce, il tutto poi ricoperto con le limpide acque del torrente e lasciato macerare per alcuni mesi.

GALGANI  GEMMA
( Camigliano, 1878 – 1903)
Figlia di un farmacista, trascorre la sua infanzia a Lucca dove la famiglia si trasferisce. Rimasta orfana di madre ad appena 8 anni, abbandona gli studi per prendersi cura dei suoi fratelli. La morte del padre nel 1897 porta un periodo di grande poverta’ per Gemma e i suoi fratelli a cui si unisce una salute precaria ammalandosi di meningite. Ricerca conforto ogni giorno nella meditazione e nella preghiera fino a desiderare di farsi suora entrando nel 1899 nel Monastero della Visitazione a Marlia. L’opposizione dell’Arcivescovo di Lucca, a causa della sua salute, non le permette pero’ di entrare a far parte delle suore.
Si trasferisce cosi’, come ospite, presso Cecilia Giannini, una conoscente del sacerdote Germano Ruoppolo. Nel 1901, scrive una autobiografia intitolata “Il quaderno dei miei peccati”. L’anno successivo si dedica con passione al progetto per realizzare un convento nella città di Lucca. Convento di cui non vedra’ l’apertura a causa della morte sopraggiunta nel 1903 dopo aver contratto la tubercolosi.
Vestito con l’abito delle suore Passioniste in cui sarebbe dovuta entrare, il suo corpo e’ oggi conservato nel Monastero delle stesse. Nel 1933, Gemma Galgani viene beatificata e nel 1940 canonizzata da Papa Pio XII. Viene ancora ricordata per le sue esperienze mistiche, come l’apparizione di stigmate sul suo corpo, in seguito al suo voto di castita’.

GUINIGI  PAOLO
( Lucca, 1376 – 1432)
Figlio di Francesco Guinigi e di Filippa Serpenti, divenne Signore della città di Lucca il 21 Novembre1400. Discendente di una potente famiglia, si dimostrò un abile politico muovendosi con diplomazia nei rapporti con nemici che miravano alla conquista della città, come Gian Galeazzo Visconti di Milano e i Medici di Firenze. Viene ricordato per l’impegno nel creare uno sviluppo economico e di pace, incentivando anche la realizzazione di opere pubbliche. Amante dell’arte si circondò di opere di grande valore e molti artisti del tempo lavorarono per lui.
Ebbe cinque mogli, che contribuirono ad aumentare la sua ricchezza portando sostanziose doti. Viene ricordata soprattutto la seconda moglie, Ilaria del Carretto, che gli diede il primogenito Ladislao. Nel Duomo di San Martino è oggi visibile il monumento funebre, un sarcofago in marmo, opera di Jacopo della Quercia. Fu deposto con una congiura il 16 agosto 1430 e morì in carcere a Pavia due anni dopo. del

LUNARDI  VINCENZO
(Lucca 1759 – Lisbona 1799)
Nato a Lucca nel 1759, intraprese giovanissimo lunghi viaggi all’ estero trascorrendo l’infanzia nelle Indie Orientali. Compì studi diplomatici nei quali si distinse a tal punto da raggiungere in breve tempo cariche onorifiche prestigiose: nel 1782 a Londra è segretario dell’Ambasciatore di Napoli e principe di Caramanico. Nel 1784, però il suo spirito eccentrico, avventuriero e di “uomo libero”, lo portò ad abbandonare questo mondo di fasti per meglio vivere il suo innato spirito sognatore.
Il 15 settembre 1784, come viene ricordato da una scritta in un cippo posto nel giardino dell’attuale ospedale di Chelsea a Londra, divenne “il primo viaggiatore aereo utilizzando un aerostato ad idrogeno, volando sotto gli occhi del Principe del Galles e di oltre 100.000 spettatori, per 2 ore e 15 minuti. Lunardi effettuò il volo in compagnia di un gatto, di un cane e di un piccione. Un evento storico, considerato da tutti quale successo della chimica (studio di un gas meno pesante dell’aria) e della volontà umana: fu l’inizio dell’era spaziale ed aeronautica.
Divenuto popolarissimo, l’anno seguente compì un altro spettacolare volo utilizzando un aerostato più grande, ma in seguito ad un incidentein cui perse la vita un giovane collaboratore dovette lasciare l’Inghilterra e ritornare in Italia.
Negli anni successivi si trasferì in Spagna e in Portogallo dove morì appena quarantenne a Lisbona.

MORDINI  ANTONIO
(Barga,1819 – Montecatini,1902)
Avvocato e politico, si fece notare per le sue idee all’avanguardia. Fu capitano della Guardia Civica a Firenze, e nel 1848, durante il governo Guerrazzi, ministro degli Esteri. Con il ritorno al potere del Granduca, di cui era un grande oppositore, che gli costa in seguito una condanna all’ergastolo da parte dei giudici di Firenze.
E’ costretto per questi motivi, a trasferirsi in Corsica, successivamente a Genova e poi a San Remo dove rimase fino al 1859. Combatte a fianco di Mazzini, per seguire poi Garibaldi in Sicilia con lo sbarco dei Mille, a Marsala. Eletto presidente del tribunale di guerra con il grado di colonnello fu presentato al popolo dallo stesso Garibaldi con l’incarico di pro dittatore della regione Sicilia.
Venne quindi nominato da Vittorio Emanuele II, Ministro dei Lavori Pubblici ed eletto per ben 14 volte in Parlamento in rappresentanza del popolo. Nel 1896, Umberto I, lo nomina Senatore del Regno d’Italia.

NOBILI  LEOPOLDO 
(Trasillico, 1784 – Firenze, 1835)
Fisico, grande esperto dell’elettromagnetismo, deve la sua notorietà all’invenzione del Galvometro Astatico, oltre a vari strumenti indispensabili nella ricerca Termodinamica e Elettrochimica.Professore di Fisica al Regio Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, collaborò con Vincenzo Antinori in importanti esperimenti sulla induzione elettromagnetica. Da giovane come Ufficiale di Artiglieria, si distinse per il suo valore al servizio di Napoleone nella campagna di Russia ricevendo la Legion d’Onore.

NOTTOLINI  LORENZO
(Lucca, 1787 – 1851).
Nato a Segromigno nel 1787, in seguito alla morte del padre partecipò ai corsi del Seminario della Cattedrale dedicandosi agli studi di disegno, architettura, algebra, geometria e fisica. Frequentò a Firenze l’Accademia delle Belle Arti e a Roma l’Accademia di San Luca, dove entrò in contatto con l’arte classica e quella rinascimentale; proprio sui modelli classici impostò l’educazione stilistica che sempre affiora nella sua opera. Gli ambienti illuministi di cui Nottolini fu parte, posero i presupposti per l’edizione italiana dell’Encyclopédie di Diderot e l’affermazione di architetti quali Valadier e Berthault.
Trovò protezione nel favore della principessa Elisa Baciocchi (che lo incoraggiò fortemente); tramontata con l’Impero la fortuna di lei (1818), fu elevato da Maria Luisa di Borbone all’ufficio di reale architetto conservato fino al giorno della morte, che lo colse nel 1851. Questo periodo lo vide impegnato per conto del Ducato di Lucca in un assiduo lavoro di progettazione, pulitura e restauro, recupero di spazi preesistenti, piazze e corsi d’acqua. Tra i principali interventi in ambito architettonico:
il Palazzo Ducale antica sede della Repubblica, arricchito per mezzo dell’ampia scalinata e del corridoio monumentale (1818 – 1845).
Costruzione della villa Paolina a Viareggio (1822).
Apertura della via Ludovica.
Apertura della strada ferrata Lucca – Pisa. Notevoli anche le opere idrauliche: si conservano ingenti tracce delle sorgenti, il tempietto e la prima serie di archi dell’acquedotto a Guamo (1822 – 1834) che dall’architetto trasse denominazione.

PASCOLI  GIOVANNI 
(San Mauro di Romagna, 1855 – Bologna, 1912).
Nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855, ebbe anni giovanili fortemente funestati da eventi tragici che ne segnarono in modo definitivo la formazione umana e letteraria. Alla morte del padre Ruggero (assassinato nel 1867) seguì la scomparsa della madre e della sorella Margherita (1868), quindi la perdita dei fratelli Luigi (1871) e Giacomo (1876). Pascoli dovette lasciare il Collegio degli Scolopi di Urbino ma poté continuare gli studi a Firenze grazie all’interessamento di un suo professore.
L’assegnazione di una borsa di studio nel 1873 gli permise di frequentare la facoltà di lettere all’Universitàdi Bologna; allievo di Carducci (che riconobbe ben presto le qualità del giovane), condusse a compimento nei 9 anni trascorsi a Bologna la propria formazione letteraria. La morte del fratello maggiore Giacomo (che aveva preso in mano le redini della famiglia) lo condusse ad una fase di sbandamento in cui si avvicinò a movimenti anarchici, perse la borsa di studio e fu addirittura incarcerato nel 1879per tre mesi con l’accusa di oltraggio all’autorita’. Sostenuto anche dal Carducci, riuscì a superare tale momento e a laurearsi a pieni voti nel 1882.
Inizio’ quindi la carriera di professore di latino e greco nei licei a Matera e Massa (dove volle con sé le sorelle Ida e Maria); dal 1887 al 1895 insegnò a Livorno. Nel 1895Giovanni e Maria giunsero a Barga per prendere in affitto una casa con podere presso il paese di Castelvecchio; qui il poeta riuscì a trovare quella serenità persa ormai da tempo. Per mezzo dell’interessamento del Senatore del Regno Antonio Mordini, acquistò la casa nel 1902. In terra lucchese il poeta continuò a scrivere poesie e a coltivare amicizie, tra cui quella con il musicista Giacomo Puccini, di cui si ricordano frequenti visite in Garfagnana.
Nel 1905 assunse la cattedra di letteratura all’Università di Bologna, succedendo a Carducci. Mori’ a causa di un cancro all’addome nel 1912; si trova sepolto nella cappellina annessa alla sua casa di Castelvecchio, divenuta museo.

PEA  ENRICO
(Seravezza, 1881 – Forte dei Marmi, 1958).
Visse per un lungo periodo della giovinezza ad Alessandria d’Egitto dove conobbe Ungaretti che si preoccupò di far stampare nel 1910 il primo libro di Pea: “Fole, racconti di vita marinara”. Tornato in Italia, si dedico’ al teatro nelle vesti di impresario e organizzatore, avendo a cuore la rievocazione della tradizione dei “maggi” toscani; suscitò molto scandalo un’operetta da lui allestita dal titolo “Giuda”, ritenuta blasfema nei contenuti. Fu ammiratore del teatro di D’Annunzio, da cui trasse il gusto per i richiami magico-popolari; risultano opere più mature la tetralogia autobiografica:
“Moscardino” (1922)
“Il volto santo” (1924)
“Il servitore del diavolo” (1931)
“Magometto” (1942)

PIAGGIA  CARLO
(Badia di Cantignano 1827 – 1882)
Grande esploratore, nacque nel 1827 nella frazione di Badia di Cantignano nel Comune di Capannori (Lu). Giovanissimo in seguito ad una grave epidemia in cui perde la madre, due sorelle e tre fratelli, emigra in Tunisia in cerca di fortuna. Dopo vari lavori, la sua passione lo porta ad intraprendere lunghi viaggi di esplorazione all’interno del continente Africano. I racconti dei suoi viaggi testimonieranno alcune delle più importanti esplorazioni effettuate nella storia. Tra il 1851 e il 1859 compie ben 4 viaggi nelle terre dell’Alto Nilo, di cui si conservano nel Museo di Storia Naturale di Firenze splendide collezioni etnografiche.

PUCCINI  GIACOMO
(Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924).
Il grande compositore fu molto legato alla valle del Serchio: nel piccolo paese di Celle (comune di Pescaglia), che da lui oggi trae nome, la famiglia, benestante possedeva da secoli notevoli proprieta’.
Dopo la morte del padre, nel 1716, la madre si trasferi’nel 1719 a Lucca, dove fu avviato agli studi musicali dallo zio sacerdote. Frequento’ la scuala musicale di Lucca e successivamente quella di Bologna, ottenendo incarichi importanti, come Maestro di Cappella e organista nel Duomo.A Bologna fa parte dell’Accademia Filarmonica, frequentata dai maggiori musicisti del tempo. Trasferitosi a Milano per completare gli studi, si diplomò in composizione presso il Conservatorio di Milano nel 1883. La sua prima opera (Le Villi) fu rappresentata nel maggio 1884 – 1893), ispirata al romanzo di Prévost.
Con l’opera giunsero all’autore il sospirato successo e ampia notorietà. Nel 1891, intanto, il compositore si era trasferito con la compagna Elvira a Torre del Lago, dove dette vita al “Club La Bohème” unitamente ad altri artisti; l’opera, rappresentata senza successo a Torino (1896), riscosse molti consensi in seguito a Palermo. Ancora sul lago nacquero Tosca e Madame Butterfly, la cui stesura fu ispirata all’autore dall’omonimo dramma di Belasco, visto a Londra nel 1900. La prima andò in scena alla Scala nel febbraio 1904. Seguirono 6 anni di silenzio, culminati nella composizione della Fanciulla del West, rappresentata a New York nel 1910 sotto la direzione di Arturo Toscanini. Spostatosi da Torre del Lago a Viareggio, lavorò alla Turandot fino all’estate del 1924 quando un tumore alla gola lo portò a Bruxelles nell’inutile tentativo di trovare una cura. Morì nel novembre dello stesso anno. La salma, tumulata inizialmente a Milano, venne traslata nel 1926 nella cappella della villa di Torre del Lago. La Turandot, rimasta incompiuta, venne completata da Franco Alfano sulla base degli appunti del Maestro. La prima andò in scena alla Scala con la direzione di Toscanini il 25 aprile del 1926. L’opera del Maestro annovera 12 Opere, pagine corali, liriche per canto e pianoforte oltre a diverse composizioni strumentali.

SANTA  ZITA
(Monsagrati, 1218 – Lucca, 1278)
Nata nella frazione di Monsagrati nel Comune di Pescaglia nel 1218, Zita di umili origini lavorò al servizio della ricca Famiglia Lucchese dei Fatinelli a partire dall’età di anni 12. Dedicò la sua vita aiutando i poveri, offrendo loro tutto ciò che risparmiava per riuscire a sfamare chi ne aveva bisogno. Si racconta che il padrone di casa vedendola uscire dal suo palazzo con il grembiule rigonfio, sospettando che rubasse , le chiese cosa portava e lei rispose che stava portando fiori e fronde. Aprendo il grembiule, uscirono infatti fiori e fronde. Alla sua morte nel 1278, il suo corpo fu deposto per volere dei Fatinelli nella Cappella di Famiglia nella Basilica di San Frediano. Il suo corpo rimasto miracolosamente integro è oggi racchiuso in un urna di vetro ed è venerato dai Lucchesi. Patrona delle domestiche e della città di Lucca, si celebra ogni anno la sua festa con una mostra di piante e fiori.

TOBINO  MARIO
(Viareggio,1910 – Agrigento, 1991)
Famoso scrittore ed anche poeta, rivela fin da ragazzo, leggendo le opere del Macchiavelli e di Dante, questa sua innata vocazione. Dopo la maturità ottenuta a Pisa si laurea in Medicina a Bologna nel 1936. Nel 1934 pubblica la sua prima raccolta di poesie. Ad esse segue una seconda raccolta nel 1939 nel periodo di lavoro come psichiatra ad Ancona. L’esperienza di soldato nella seconda guerra mondiale in cui combatte’ in Libia, lo porta a scrivere “Il deserto della Libia”, romanzo da cui vengono tratti due film. Altre importanti opere pubblicate dopo il suo ritorno in Italia, sono il romanzo “Il figlio del farmacista”, la raccolta di poesie ” Veleno e Amore” ed una serie di racconti in ” La gelosia del marinaio”.
Fu un attivo militante contro i nazifascismi, durante l’ultimo periodo della guerra. Da ricordare anche altre importanti opere come “L’asso di picche”, poesie del 1955 e romanzi quali “Due italiani a Parigi, del 1954, “Passione per l’Italia” del 1958, “Il Clandestino” del 1962 con cui ebbe il riconoscimento del Premio Strega, “Per le antiche scale” del 1972, con cui ottenne il Premio Campiello, “La bella degli specchi” del 1976, premio Viareggio e i “Tre amici” opera del 1988.

VALLISNERI  ANTONIO
(Trassilico, 1661 – Padova, 1730)
Laureato in Medicina nel 1685 al Collegio medico di Reggio Emilia, compì studi nelle città di Bologna, Padova, Parma e Venezia ottenendo la cattedra di Medicina Pratica e poi quella di Medicina Teorica presso l’Università di Padova.Sposò la giovanissima moglie Laura Mattacodi, da cui ebbe ben 18 figli, di cui solo quattro restarono in vita. Si dedicò a studi e ricerche nel campo della biologia, della botanica, della geologia, dell’idrologia e della veterinaria.
Socio dal 1703 della Royal Accademy. Promotore delle idee di Galileo Galilei, affermò che la conoscenza nel campo scientifico doveva acquisirsi tramite esperimenti e ragionamenti reali, abbandonando le antiche tesi teoriche.

VECCHIACCHI  FRANCESCO 
(Lucca, 1902 – 1955).
Il grande fisico nasce a Filicaia, piccolo paese dell’alta Garfagnana nel 1902. Influenzato dallo zio, l’ingegner Muzio Pellegrineschi, si appassionò fin da piccolo alle nuove tecniche. Nel 1925 si laureò in fisica matematica all’Università di Pisa (dove ebbe come compagno Enrico Fermi) divenendo assistente per due anni di Luigi Puccianti. Due anni dopo si trasferì a Livorno in veste di docente all’Istituto Radiotelegrafico della Marina presso l’Accademia Navale, dedicandosi tra l’altro alla pubblicazione di saggi e articoli su riviste specializzate. Le mutate condizioni economiche della famiglia lo costrinsero nel 1932 a lasciare la sua occupazione per cercare un impiego stabile presso la ditta “Magneti Marelli” di Sesto San Giovanni dove fu assunto senza difficoltà in virtù della lettera di presentazione firmata dallo scienziato Vallauri, il fondatore dell’Istituto Radiotelegrafico da cui proveniva.
Sette anni dopo veniva ordinato professore nella cattedra di Comunicazioni Elettriche al Politecnico di Milano. Si andava allestendo il sistema di ponti radio su tutto il territorio italiano e proprio la nostra nazione esercitava in quegli anni un indiscusso primato. Nel primo dopoguerra Vecchiacchi rimise in piedi il ponte Milano-Roma ampliandolo, nel 1952 attivò il primo collegamento sperimentale a banda larga tra Triverio (Bi) e Milano per la trasmissione televisiva. Gli anni seguenti videro il fiorire di ponti radio su tutti i monti italiani; proprio in fase di ultimazione del grandioso ponte Milano-Palermo, comparvero i primi segni del male che condussero alla morte il fisico nell’autunno del 1955.
Il Club Alpino Italiano ha intitolato a lui una strada ferrata in una delle vette delle sue amate Apuane